L’Asti, una delle eccellenze italiane più apprezzate al mondo, è vittima delle contraffazioni in continuo aumento in Ucraina e in Moldavia, che oltre le perdite economiche danneggiano l’immagine del re delle bollicine. Ora si teme per il mercato russo, strategico e fondamentale per l’Asti docg.

Si tratta di numeri impressionanti, in Ucraina e in Moldavia vengono prodotte e vendute milioni di bottiglie di Asti falso, recando un danno immisurabile al nome della pregiata denominazione. La paura dei produttori è che le bottiglie taroccate intacchino la Russia, che a partire dalla fine del 2013 rappresenta per l’Asti il primo mercato mondiale.

Nonostante la crisi sorta in seguito alla guerra economica delle sanzioni, che hanno colpito il sistema di distribuzione russo, i consumatori russi non hanno perso interesse per l’Asti e hanno continuato a comprare il pregiato vino italiano. Quali misure verranno adottate per combattere la contraffazione in Ucraina e in Moldavia? Quale prospettiva ha l’Asti docg in Russia? Sputnik Italia ha raggiunto per un’intervista Giorgio Bosticco, direttore del Consorzio dell’Asti.

— Direttore Bosticco, ci parli del problema della contraffazione dell’Asti Docg rilevata in Ucraina e in Moldavia.

— Sono cifre in continua crescita esponenziale. I dati certi che le posso dare sono ricavati dal rilevamento della società Nielsen. Vengono presi i codici EAN di tutti i prodotti alimentari che passano alle casse dei supermercati. La società ha un enorme banca dati che rielabora per vedere i trend di mercato a livello di categorie di prodotti o a livello di singoli brand privati.

Noi come Consorzio utilizziamo la Nielsen per avere un monitoraggio dell’andamento dei consumi negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Germania, in Italia e nelle dodici metropoli più importanti della Russia. Utilizziamo gli studi di questa società anche per ricerche su tutti i codici EAN che hanno come descrizione nell’indicazione la parola “Asti”, “Astri” o simili. In questo modo estraiamo migliaia di codici, li riclassifichiamo e riusciamo a capire quali sono gli “Asti” originali e quelli che invece sono prodotti in Ucraina o in Moldavia.

— Quali sono i dati e le cifre a vostra disposizione sui vini contraffatti in questi due Paesi?

— In Ucraina un’azienda produce ad Odessa più etichette di Asti falso, imitando anche la grafica di Cinzano, Martini e Rossi e di Canti. Da tre anni a questa parte abbiamo individuato l’azienda e abbiamo avviato un’azione legale nei loro confronti all’autorità garante antitrust ucraina. Non abbiamo ottenuto alcun risultato.

Nel 2014 si trattava di poche centinaia di migliaia di bottiglie. Nel 2015 il dato solo del campione rilevato da Nielsen, che sarà il 60% dei supermercati, era di 1 milione di bottiglie false contro 700 mila bottiglie autentiche. Il prezzo medio di queste bottiglie era di 2 euro e 70 per quello falso e di 10 e 70 per quello vero. Nel 2016 il falso è aumentato a 2 milioni e mezzo, venduto a 2 euro e 50, quello vero è sceso a 500 mila bottiglie con un prezzo sotto i 7 euro.

Il dato Nielsen deve essere almeno raddoppiato, perché c’è tutto il mondo degli acquisti tramite grossisti, importatori che vendono al canale tradizionale come i bar e i ristoranti, questo canale vale almeno la metà di quello dei supermercati. Se 2 milioni e mezzo sono stati venduti nei supermercati, raddoppiando la cifra parliamo di almeno 5 milioni di bottiglie solo in Ucraina.

— Quali sono le perdite registrate dall’Asti per via delle contraffazioni? Esiste già una stima?

— Un dato certo è che da 700 mila bottiglie siamo scesi a 500 mila, abbiamo perso il 50%, non è tanto la perdita di volumi che ci preoccupa, ma la confusione che si crea nei confronti del consumatore fra due prodotti che si posizionano a prezzi così distanti al supermercato e tutti e due si chiamano Asti. Chi compra e beve l’Asti prodotto ad Odessa difficilmente si sposterà su un prodotto più caro per la qualità scadente e non rappresentativa della denominazione dell’Asti falso.

In Moldavia invece ci sono almeno due aziende, una si chiama Bulgari Wine, che non solo imita il nome Asti, ma copia interamente l’etichetta di Canti e riporta il marchio privato Canti. È una copia identica della bottiglia originale. Si tratta di concorrenza illegale che rovina l’immagine della nostra denominazione.

…………

— I russi adorano l’Asti. Qual è l’importanza oggi del mercato russo per la vostra produzione?

— A fine 2013 la Russia è diventata per l’Asti il primo mercato mondiale. Dalla stessa vigna noi possiamo ottenere sia l’Asti Spumante sia il Moscato d’Asti. Facciamo circa 55 milioni di bottiglie di Asti e 32 milioni di Moscato d’Asti. Eravamo a 100 milioni contro questi 87 che le ho detto, perché abbiamo subito nel 2014 un forte calo di esportazioni proprio nel mercato russo a seguito non direttamente dell’embargo, ma per la crisi finanziaria che ha toccato in seguito la Russia. Molti importatori e distributori russi sono falliti, così come molti istituti bancari.

Questa situazione non ha allontanato i consumatori dall’Asti, la caduta delle esportazioni non corrispondeva con la diminuzione dell’acquisto nei supermercati. I russi continuavano a comprare l’Asti. Nel 2013 il mercato russo era il primo mercato di volumi rappresentando 15 milioni di bottiglie, era inoltre il mercato a più alta redditività per noi, una bottiglia era venduta fra i 15 e i 20 euro. Con la situazione attuale siamo scesi a 5 milioni di bottiglie, la crisi russa ci è costata 10 milioni di bottiglie, tantissimo, ma non perché il consumatore si è rivolto ad altri prodotti, semplicemente per la difficoltà del sistema distributivo.

— Qual è l’auspicio per quanto riguarda il mercato russo in futuro?

— Il mercato russo riveste un’importanza strategica e fondamentale. Stiamo avendo i primi segnali di ripresa in questo inizio 2017. C’è una ripresa nelle esportazioni, segno che la situazione sta migliorando. Dobbiamo stare attenti che i moldavi e gli ucraini, i quali falsificano a casa loro l’Asti, non vadano ad intaccare anche il mercato russo, che per noi è sempre stato il mercato più importante sia in termini di volume sia in termini di valore.

Estratto da un articolo su Sputnik Italia.

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