Un bel paradosso è stato rilevato in questo inizio 2019 da diversi analisti internazionali: le sanzioni non stanno affatto danneggiando l’economia russa.
Anzi sembrano giovarle. È l’asso nella manica di Putin.
Di un paradosso in realtà non si tratta. E per più di un motivo. Tanto per cominciare, le sanzioni occidentali non colpiscono l’esportazione di gas e di petrolio, che rappresentano il grande vantaggio strategico di Mosca. Ciò non sarebbe peraltro neanche concepibile, vista la dipendenza energetica dell’Europa dalla Russia. Quindi, mancando questa condizione fondamentale, le sanzioni anti-Putin nascono già come un’arma spuntata.
I vantaggi economici del rublo debole
Ma c’è di più. Le misure punitive volute dagli Usa e applicate anche dall’Ue, hanno avuto un imprevisto effetto “collaterale”, vale a dire un rapporto di cambio tra rublo e monete estere del tutto favorevole all’economia della Russia.
A rilevarlo, sul quotidiano Affaritaliani.it, è un esperto di finanza internazionale: Hugo Bain – «Avendo contribuito a mantenere il rublo debole -osserva Bain- le sanzioni hanno paradossalmente contribuito a mantenere il bilancio del governo in attivo, visto che le sue spese sono in una valuta locale, mentre i ricavi sono in valuta forte. Un allentamento delle sanzioni potrebbe condurre a un significativo apprezzamento del rublo, che è l’opposto di quanto vogliono i responsabili della politica russa».
La Borsa di Mosca attrae investitori
A tonificare l’economia russa è anche la politica fiscale voluta da Putin, una politica che avvantaggia sia le famiglie sia le imprese.
Uno dei sintomi più evidenti dello stato di salute economica della Russia è il fatto che la Borsa di Mosca comincia ad attrarre sempre più capitali esteri.
Il 2018 è astato un anno d’oro per il mercato russo. E altrettanto si attende per il 2019.
«Il mercato azionario russo -osserva sempre Bain – paga circa il 7% in termini di dividendi rispetto al 3% dei mercati emergenti in generale. Si tratta di un premio storicamente elevato».
Alla fine le sanzioni antirusse, le soffrono principalmente le aziende europee, con in testa quelle italiane. Ed è questo il vero paradosso, quello più fastidioso da rilevare. (Estratto dal secolo d’Italia)