CONDIZIONE BEN PIÙ GRAVE PER L’ECONOMIA UE.
SPESA MILITARE IN CONTINUO AUMENTO E PIÙ POVERTÀ.
COMMISSIONE UE COMANDA SUI PAESI, LA NATO COMANDA SULLA COMMISSIONE UE.
ITALIA 108 MILIONI DI EURO AL GIORNO DI SPESA MILITARE.
I dati del PIL della Germania confermano che la più grande economia dell’Unione Europea è entrata in recessione tecnica.
La seconda stima del PIL tedesco per il primo trimestre è stata rivista in ribasso e riflette una contrazione dell’economia dello 0,3%. Questo dato, unito al calo dello 0,5% del quarto trimestre 2022, indica che la Germania è entrata in recessione tecnica durante l’inverno.
La locomotiva tedesca, quindi, ha smesso di trainare in coincidenza con la chiusura delle importazioni di idrocarburi dalla Russia in obbedienza ai voleri degli Stati Uniti, abbandonando così l’elemento di maggiore incidenza del suo sviluppo industriale e commerciale, sia in chiave di importazione che attraverso la rivendita a terzi.
Sholtz, uno dei politici meno carismatici e capaci della storia tedesca, è riuscito a portare la Germania in recessione consegnando la sua politica economica alla disponibilità degli USA.
La recessione tecnica tedesca è la spia di una condizione più generale e ben più grave nella quale versa l’economia del Vecchio Continente, già messa in crisi dalle diseguaglianze e sociali e dalla povertà diffusa.
Abbandonata ogni velleità di indipendenza e di progetto politico-sociale autonomo, flagellato da deflazione, disoccupazione, crisi industriale, insicurezza sociale, povertà diffusa, difficoltà di accoglienza e integrazione dell’immigrazione, il Vecchio Continente è sottoposto alla più grave crisi socioeconomica della sua storia.
L’Eurostat certifica che l’obiettivo di ridurre gli indigenti di 20 milioni entro l’anno prossimo è fallito.
I cittadini poveri sono ancora 109,2 milioni.
La crescita della povertà non trova risposte adeguate nel vocabolario liberista e benché la spesa per la protezione sociale risulti apparentemente alta, così non è.
A maggior ragione dopo l’epidemia di Covid-19, la spesa sanitaria europea si dimostra inefficace a fronteggiare le emergenze e la crescente riduzione degli investimenti nella sanità pubblica ha prodotto uno sfascio gestionale che si ripercuote duramente sui livelli di assistenza.
Lo stesso per la protezione sociale in ambito lavorativo.
Sganciate dalla compatibilità sociale e finanziaria di ogni paese, le spese militari viaggiano su un binario autonomo e la rotta è tracciata da Washington, non da Bruxelles.
In sostanza la Commissione Europea comanda sui paesi, ma la NATO comanda sulla Commissione Europea.
Solo tra il 2021 e il 2022 la spesa è aumentata del 2,2%.
…con una proiezione entro cinque anni per arrivare al 4%.
Aumentare la spesa bellica è il nuovo imperativo dei paesi europei, che si sono impegnati al vertice di Versailles ad incrementare gli sforzi finanziari nella difesa Ue.
E non c’è nessuna relazione tra l’aumento delle spese militari e il conflitto tra NATO e Russia in Ucraina, semmai proprio i bilanci sembrano indicare come la guerra fosse stata programmata dall’Alleanza.
Infatti i dati dicono che dal 2014 al 2020 la spesa militare europea era già aumentata da circa 159 a 198 miliardi di euro (25% in più) e che il 2022 era stato l’ottavo anno consecutivo a registrare un aumento delle spese militari di tutti i paesi dell’Alleanza Atlantica.
A dimostrare come sia stretta la relazione tra investimenti in armi e welfare c’è l’Italia, che prevede di portare il suo bilancio militare da 25 a 38 miliardi di Euro.
Stiamo parlando di 108 milioni di Euro al giorno di spesa militare…
L’aumento del budget militare conviene all’industria bellica, che in questa fase, aggiunge finanziamenti attraverso il Fondo europeo per la Difesa.
Non a caso i profitti del settore sono in forte crescita. Il maggior vantaggio va alle industrie belliche statunitensi, che coprono circa il 70% delle forniture dell’Alleanza.
Il complesso militar-industriale statunitense è del resto il volano centrale dell’economia statunitense ed è chiaro come l’aumento della spesa militare di tutto l’Occidente porti con sé un aumento in percentuale dei profitti delle aziende USA per la difesa, con una ricaduta positiva diretta sul PIL statunitense.
Scenari da guerra totale che comportano per conseguenza un atteggiamento sempre più belligerante da parte della UE, che si appresta ad assegnare le sue risorse per la Difesa alle campagne militari statunitensi ormai chiaramente indirizzate verso lo scontro globale in funzione di sopravvivenza del dominio statunitense.
La Terza guerra mondiale è già in atto e, indipendentemente dalle forme e dai luoghi dove si manifesterà, vede l’Europa nel suo ruolo di sempre, quello belligerante.
Non le sono bastate le guerre coloniali e due conflitti mondiali: l’odore dell’oro e del sangue continua ad essere una attrazione fatale per un continente diventato vecchio senza essere mai stato adulto. (Fabrizio Casari su Altrenotizie)