Per la prima volta dal 2012 la quota di investimenti statunitensi nei titoli di Stato federali russi ha raggiunto il 51%.

In Russia l’inflazione scende, la produzione industriale e le vendite al dettaglio aumentano, il settore bancario è nel complesso stabile.

Stando alle stime della Borsa di Mosca, più di metà di tutti gli investimenti stranieri effettuati nel mercato finanziario è imputabile a Wall Street. Sputnik vi spiega per quale ragione gli investitori statunitensi non abbiano paura di andare contro i rischi di natura politica.

Per la prima volta dal 2012 la quota di investimenti statunitensi nei titoli di Stato federali russi ha raggiunto il 51%. Si confronti: nei fondi di investimento europei la quota si attesta a solo il 26%.

“Le sanzioni introdotte ai danni delle maggiori società russe e l’ininterrotta propaganda antirussa posta in essere dai media americani non sono riuscite a far desistere gli investitori statunitensi dall’investire miliardi sul mercato azionario moscovita”, constata Forbes. Oggi gli investitori statunitensi detengono azioni russe per un totale pari a 79,3 miliardi di dollari, ossia il 58% in più rispetto al 2015.

In particolare, una delle più antiche società statunitensi di gestione, la Allianz Global Investors, ha comunicato di aver incrementato il peso dei titoli di Stato russi nel proprio.

Come si può spiegare una tale attività degli investitori americani? Gli esperti sostengono che gli investitori statunitensi siano sempre stati i primi in termini di investimenti nelle società dei Paesi in via di sviluppo.

Ma la cosa più importante è che questi titoli garantiscono un rendimento impossibile da ottenere sui mercati americani. Stando alle stime dell’ETF VanEck Russia, dall’inizio dell’anno il valore medio delle azioni russe nei portafogli dei fondi ha subito un aumento del 23,4%, mentre l’indice S&P 500 solo del 19,9% e l’indice dei mercati in via di sviluppo iShares MSCI (EEM) dell’8,45%.

Negli ultimi 5 anni la Russia ha garantito agli investitori un rendimento medio di 7 punti percentuali annui. Fra i Paesi con un mercato in via di sviluppo solamente la Cina ha saputo fare meglio.

“Di norma, gli investitori istituzionali, acquistando asset dei Paesi in via di sviluppo, sono interessati in primis al rendimento del loro investimento e in secundis alla profittabilità dell’attività e dai ritmi di crescita economica. Gli asset russi dal punto di vista del rapporto tra rischio e rendimento sono altamente attrattivi. Persino investendo in azioni blue chip è possibile ottenere sia un elevato rendimento a fronte delle operazioni di Borsa sia elevati rendimenti dai dividendi”, spiega Milchakova vicedirettrice del Dipartimento di analisi di Alpari.

Un’altra conclusione a favore di azioni e obbligazioni russe è di natura macroeconomica. L’inflazione scende, la produzione industriale e le vendite al dettaglio aumentano, il settore bancario è nel complesso stabile.

Mosca controlla in maniera rigida le spese: il rapporto debito/PIL è di circa il 20%, mentre 124,14 miliardi di dollari (circa il 7% del PIL) sono depositati nel Fondo per il benessere nazionale. Altri fondi sono quelli depositati nelle riserve internazionali della Banca di Russia (537,2 miliardi al 18 ottobre 2019).   (Estratto da Sputnik)